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Madame Butterfly

Tra Oriente e Occidente
Informazioni sull'opera:

Regia di Aldo Tarabella

Da una prima lettura in regia, ebbi l’impressione, con mia grande sorpresa, di essere di fronte ad un piccola pietra, una sorta di cubo di granito difficilissimo da scalfire, nonostante dei primi tentativi di trovare almeno un forellino. Sembrava che fosse una storia già scritta, su cui tutto è già stato detto e fatto e niente di più avrei potuto dire. Insomma… Come fare per raggiungere il cuore ed i pensieri di Cho-cho-San, per raccontare degnamente al pubblico la sua storia?

Avevo almeno una certezza; io amavo Cho-Cho-San, la sua fedele Suzuki e le giovani serve di casa: una storia di donne.

Pensando allʼaspetto visivo sono ripartito da una certezza; lʼallestimento di scene e costumi del centenario, con cui il Teatro del Giglio di Lucca, casa teatrale di Giacomo Puccini, nel 2004 festeggiò lʼevento. Si tratta di una ricostruzione fedele di una casa giapponese dellʼinizio del ‘900, che inserisce così il personaggio femminile nel suo habitat naturale. Il continuo alternarsi tra Est e Ovest ci ha permesso di andare verso una prima contaminazione di costume.

Siamo in una zona franca del Giappone, organizzata per attirare i giovani ufficiali americani e far vivere a loro con estrema leggerezza un matrimonio, da cui potersi dividere una volta al mese. Siamo come in uno show e niente è lasciato al caso: il mediatore Goro assicura una bella casa, balletti, coreografie, ricevimento e corteo di nozze con finti parenti, tutto per stupire F.B Pinkerton con una Cho-cho-San inconsapevole e ingenua.

Dalla commedia siamo passati già dai primi tratti verso la Commedia-tragedia: Cho-cho-San crede a questo matrimonio e crede di potersi allontanare dalla propria famiglia e da una vita di Geisha per cercare un mondo migliore. Niente di tutto questo le accadrà: Cho-Cho-San nasce giapponese e morirà giapponese.